Economia, leadership e informazione, i focus dell’ultima giornata del Festival del conflitto di Rondine

 

(Arezzo, 9 giugno). Si è conclusa anche la quarta edizione di YouTopic Fest. Sono stati tre giorni di incontri, di riflessioni, ma anche di festa, quella che vive la pienezza della relazione. Vissuti che si intrecciano, portando sguardi e storie che arrivano dai luoghi più lontani del pianeta, da luoghi di conflitto, quelli armati dei giovani della World House, ma anche quelli sociali che abitano il quotidiano delle periferie dell’Italia, da dove provengono gli studenti del Quarto Anno Liceale d’Eccellenza a Rondine. Esperienze che attraverso la condivisione diventano un bagaglio da mettere a disposizione della società, che trasformano l’utopia della pace in un progetto concreto, raggiungibile. Un mosaico che corrode il concetto di impossibile attraverso una nuova generazione di giovani pronti a volare nel mondo per dimostrare che la pace si può costruire.

Anche Stefano Zamagni non ha dubbi. “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”.  Riparte dall’Enciclica Populorum progressio di Paolo VI la lectio magistralis del docente dell’Università degli Studi di Bologna, apprezzato in tutto il mondo per i suoi studi in materia di economia sociale.  Dalla relazione tra economia e conflitto emerge una strada praticabile per uno sviluppo integrale della società, che sappia vivere nel conflitto senza degenerare in guerra armata e distruzione. “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace e lo sviluppo integrale dell’umano avviene solo se c’è equilibrio tra tre dimensioni: quella della crescita, quella socio-relazionale e quella spirituale”.  Allora ha senso parlare di impresa di pace? Per Zamagni è così, che anzi parla di antidoto contro la guerra e trova in Rondine un’idea vincente, che ha il coraggio di andare controcorrente. Un luogo che prepara imprenditori di pace capaci di innovare i processi produttivi. “L’impresa di pace appartiene alla missione di Rondine – afferma Zamagni – perché è imprenditore di pace colui che è capace di combinare gli elementi che lo compongono accettando le diversità e particolarità del singolo, che arricchiscono entrambi”. Zamagni conclude citando un antico proverbio: “Quando il sole tramonta non piangere, perché le lacrime ti impedirebbero di vedere stelle. E una di queste stelle che possiamo ammirare è l’esperienza di Rondine”.

Ancora tanti incontri nella giornata di domenica. La mattinata si è aperta con la YouTopic Family Eco Run&Walk dedicata alla salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente con la pulizia della Riserva naturale di Ponte Buriano e Penna, coniugando il rispetto dell’ambiente alle buone pratiche di vita, grazie alla collaborazione con Decathlon Arezzo. Poi ancora tante finestre aperte sul mondo e sui conflitti internazionali con il dibattito “L’analisi dei conflitti e il ruolo dei media“: le esperienze di chi racconta la guerra dal fronte, rischiando la vita nel tentativo di testimoniare i fatti ma anche il cambiamento dell’informazione a partire dalla nascita dei social media, che moltiplicano le opportunità di contatto e allo stesso tempo i rischi di manipolazione e di diffusione di notizie false. Dall’analisi alle buone pratiche per gli addetti ai lavori e per i lettori, che sempre più necessitano di strumenti per orientarsi nel mainstream delle notizie. Perché, come ricorda Pietro Veronese di Repubblica, “la prima vittima di una guerra è la verità”, solo per citare uno dei tanti professionisti intervenuti nella giornata. E ancora il filo conduttore con Rondine è la fiducia, valore fondante della relazione tra il giornalista e il lettore. La conclusione non poteva che essere dedicata alla campagna “Leaders for Peace”, che è partita lo scorso dicembre dalla Nazioni Unite per arrivare al primo risultato concreto con il sostegno del Governo italiano, che poche settimane fa ha annunciato lo spostamento di una cifra simbolica dal bilancio della Difesa ad una borsa di studio per un leader di pace. E allora a Rondine ci si interroga sul significato della leadership con esperti internazionali fino ad arrivare ad un primo bilancio. Anche se la campagna di tre anni è solo all’inizio, già sono tanti i giovani di Rondine che stanno portando avanti cambiamenti significativi. Come Maria Karapetyan che, dopo essersi formata a Rondine, è stata una delle leader della società civile nella “rivoluzione di velluto” in Armenia e oggi è Membro del Parlamento. “Sono i valori di solidarietà e inclusione che hanno guidato la nostra rivoluzione – afferma – e che ora guidano le nostre politiche. Oggi non ho solo la responsabilità del gruppo che mi ha eletto, ma anche degli altri che la pensano diversamente da me. Questa è la sfida che sto affrontando come leader”.  Piccoli passi ma concreti, e un rinnovato impegno per la risoluzione dei conflitti armati nel mondo, rilanciato con forza proprio dai giovani dalla Cittadella della Pace.